Per il riciclo servono grandi impianti. Lo afferma Assoambiente.

Servono grandi impianti per il riciclo. Ad affermarlo è Assoambiente, che specifica anche che i piccoli impianti costano troppo al contribuente.
L’affermazione dell’economia circolare dipende da una visione “industriale”, nel senso di grandi volumi, del riciclo, per cui sono necessari non solo più impianti, ma anche impianti tecnologicamente più avanzati.
Secondo Roberto Sancinelli, presidente di Fise Assoambiente, l’associazione delle imprese dei servizi ambientali, in un’intervista riportata dall’ANSA, “i piccoli impianti di compostaggio di singole comunità lasciano il tempo che trovano. Non possono garantire quei volumi e quegli investimenti che rendono la produzione profittevole. Quindi, alla fine gli impianti devono essere pagati dai cittadini, con tariffe di smaltimento più alte”.

Il dato interessante è che oggi la raccolta differenziata cresce più degli impianti che possono trattarla e si pone, quindi, l’esigenza di una legislazione che permetta alla materia prima da riciclo di essere utilizzata per la produzione, ad esempio, di contenitori alimentari, cosa che oggi non è ammessa.

L‘Eurostat dimostra, dati alla mano, che nel 2016 l’Italia è stata tra i Paesi più virtuosi in materia di riciclo, con oltre la metà (51%) dei rifiuti urbani riciclata o compostata, incoda solo a Germania, Austria, Belgio e Olanda. Di fronte a questo incremento della quota di rifiuti destinata a riciclo e compostaggio, non c’è stato ancora, però, un aumento e miglioramento degli impianti.
Inoltre, servirebbe che negli appalti dei Comuni venisse separata la raccolta dallo smaltimento e che fossero strutturati bandi ad hoc per ciascuna di queste attività.

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