
Sarebbero 50mila i posti di lavoro in più, mentre la spesa pubblica scenderebbe a 10 miliardi l’anno e 30 milioni, le tonnellate di materie prime risparmiate. Sono i numeri positivi dll’Italia che ci piace ovvero un’Italia circolare che investe negli acquisti verdi.
E questi sono solo tre dei più numerosi vantaggi di una “politica” circolare. A documentarlo è la ricerca del Circular Economy Network , il think tank promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile e da 13 aziende e associazioni di impresa, reso pubblico in occasione della prima edizione del Premio Nazionale Startup dell’economia circolare in Italia.
La scommessa, insomma, non si gioca solo per l’ambiente, ma coinvolge anche l’economia con dati che non possono lasciare indifferenti.
Le azioni a favore del riciclo per seguire gli obiettivi approvati dalla UE, porterebbero a 23.000 posti di lavoro nell’ambito della gestione dei rifiuti, con 16.000 nuovi posti e un vero slancio in favore dell’occupazione nazionale. L’aumento dei posti di lavoro riguarderà anche:
- la realizzazione dei nuovi impianti, circa altri 65 nuovi per una spesa totale di 1,3 miliardi di euro;
- i settori della conservazione, riparazione e affitto dei beni, con le politiche mirate al prolungamento della loro durata;
- la bioeconomia, con una una crescita europea di 40 miliardi di euro l’anno.
Ma i vantaggi non sono terminati. Il rapporto del Circular Economy Network parla anche di sviluppo della corretta gestione dei cantieri edili, con un riciclo annuo di 730.000 tonnellate di metalli, 30.000 tonnellate di legno, 15.000 tonnellate di plastiche e 12.000 tonnellate di vetro. Tutti materiali che finiscono di solito in discarica, con costi di smaltimento elevatissimi e danni all’ambiente e alla salute notevoli.Per non parlare del recupero di terreni contaminati grazie alla bioeconomia, con una riduzione del preoccupante fenomeno dell’erosione del suolo.
Il modello “circolare” voluto dall’Europa , e a cui anche l’Italia è chiamata, necessita di una conversione dei nostri modelli di produzione e di consumo. Si rendono urgenti nuove misure per la prevenzione della produzione dei rifiuti, sviluppando e investendo sulla ricerca, sull’eco-innovazione, sul contrasto dell’obsolescenza programmata.
Beni più duraturi, quindi, dall’utilizzo condiviso, riparabili e riutilizzabili: è quanto emerge dal documento ed è quanto è richiesto oggi al mondo delle imprese italiane, con una possibilità concreta di fare un salto di qualità anche nella propria economia, partendo proprio dall’occupazione.